Atalanta, match d’addio (o quasi) al Dall’Ara. Campo di partite epiche, e radiocronache da pionieri

Articolo.

Lettura 5 min.

E’ una delle ultime volte che l’Atalanta gioca al “Dall’Ara” di Bologna. O meglio in questo storico stadio così come lo conosciamo. Lo scorso ottobre è iniziato l’iter per la ristrutturazione di uno degli impianti più vecchi d’Italia, inaugurato nel 1927, un anno prima di quello di Bergamo. Il via al cantiere è previsto a metà 2022 e per un anno e mezzo abbondante i rossoblu dovranno cercarsi un’altra casa: l’ipotesi più gettonata è costruire ex novo qualcosa di provvisorio in zona Fiera, come fatto a Cagliari. Al termine dei lavori lo stadio sarà completamente al coperto e le tribune avvicinate al campo di gioco: verranno rimosse le strutture aggiunte nel precedente restyling per i Mondiali del 1990 e preservata la caratteristica architettura esterna in arcate di mattoni rossi e la torre di Maratona. Un delicato connubio tra vecchio e nuovo accentuato dai tratti morbidi e moderni della copertura.

Il “Dall’Ara” sorge in un quartiere popolarissimo come Saragozza a pochi passi dal (bellissimo) portico che conduce al santuario della Madonna di San Luca, uno dei simboli di una città magnificamente cantata da Francesco Guccini: “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano e il culo sui colli. Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale”. In cima ai quei quasi 4 chilometri (3.796 metri per la precisione) di passaggio coperto e 666 archi c’è il cuore religioso della città, persino più della centralissima basilica di San Petronio: guardando di sotto è impossibile non vedere lo stadio. Qui l’Atalanta ci ha giocato tante partite, spesso decisive per la stagione, e ben due spareggi per la A conquistando 2 promozioni. O meglio, una conquistata e l’altra solo festeggiata da ospite.