Atalanta-Milan e il ricordo di Stefano Chiodi, il rigorista che in carriera ne sbagliò uno solo (ma non a Bergamo)

storia.

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“S tefano Chiodi cosa fa? Lui batte rigori” aveva detto un Nils Liedholm più sornione del solito parlando di quell’attaccante 22enne prelevato dal Bologna. Era la vigilia della stagione 1978-79 che si sarebbe chiusa con il decimo scudetto per il Milan allenato dal monumento svedese, quello dell’agognata stella attesa da 11 anni. E in effetti l’attaccante emiliano dal dischetto era pressoché infallibile e l’Atalanta avrebbe provato sulla propria pelle quella domenica di ottobre del 1978, quarta giornata di campionato. I nerazzurri di Titta Rota, dopo una salvezza più che tranquilla al ritorno in A, si erano presentati ai blocchi di partenza con qualche ambizione. Per esempio fare come quel Lanerossi Vicenza arrivato secondo pochi mesi prima, peccato che alla fine retrocederanno insieme in B e due anni dopo pure in C1. Del resto erano arrivate a braccetto pure in A. Il Milan invece puntava allo scudetto dopo essere arrivato quarto: Gianni Rivera era a mezzo servizio, ormai agli sgoccioli di una luminosa carriera, e Liddas aveva messo insieme un mix di esperienza e gioventù. Da un lato Albertosi, Bigon, Capello, Maldera, Bet, dall’altro Collovati, Baresi, Antonelli e i centopolmoni di Buriani. In mezzo i nuovi acquisti, Novellino, De Vecchi e Chiodi. Nella rosa anche un giovanissimo Giovanni Sartori, prelevato dal Bolzano.