C’ è una data chiave nella storia del Real Madrid, l’11 maggio 1983, e un luogo: Göteborg, stadio Ullevi, quello dove ha mosso i primi passi Glenn Stromberg con la maglia dell’Ifk. In Svezia i bianchi di Spagna cadono a sorpresa nell’ultimo atto della Coppa delle Coppe per mano di una sorprendente squadra scozzese, l’Aberdeen. Una banda di illustri sconosciuti di rosso vestiti con un ottimo portiere, Jim Leighton, un sontuoso centrocampista, Gordon Strachan, e un allenatore che studia da leggenda, Alex (non ancora sir) Ferguson. Uno status già ampiamente raggiunto dentro e fuori dal campo dall’allenatore degli spagnoli, tal Alfredo Di Stefano che però non basta ad evitare la sconfitta 2-1 nei supplementari con rete del subentrato carneade Hewitt. E nemmeno sono sufficienti giocatori come Stielike, Metgod, Juanito, Camacho, Santillana e Gallego: il trofeo finisce sulle rive scozzesi. È il coronamento di un annus orribilis per gli spagnoli, sconfitti in 4 finali su 4 (oltre alla Coppa delle Coppe, la Coppa del Re, la Supercoppa spagnola e quella di Lega) e secondi in campionato. Roba da incubo. Ecco, da quel mercoledì di maggio di 41 anni fa il Real non ha più perso una finale di coppa europea, intesa come ultimo atto di un torneo stagionale. E non ne ha giocate poche, ben 11. Tutte vinte, 9 in Champions e 2 in quella Coppa Uefa da dove i «blancos» hanno iniziato a ritessere la tela di una leggenda europea nel 1985 superando in finale i misconosciuti ungheresi del Videoton Székesfehérvár e l’anno dopo il più noto Colonia di Schumacher, Allofs e Littbarski.