Caudano col cuore in subbuglio. Mentre l’Atalanta strapazza il Benevento, irrompe la collega. Glik regala un sorriso

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- Ciao, Caudy, che fai? (Faccina sorridente)

- Ciao, Margherita. Niente! (Nessuna faccina)

- Non ci credo: Caudy che non fa niente sarebbe come un nostro politico che parla bene inglese: non è dato in natura.

- In effetti, sto leggendo. (Falso, o parzialmente vero: il professor Caudano leggeva fino a poco fa, ma ora è iniziata Benevento - Atalanta, e con un gesto raro: il difensore avversario Glik si autodenuncia e aiuta la terna arbitrale che aveva negato un calcio d’angolo all’Atalanta. Caudano subito nota fra sé che l’ex Mancini non aveva fatto lo stesso in apertura di Atalanta-Roma, e nemmeno Toloi contro il Parma, se ben ricorda… Del resto, è Glik l’eccezione).

- E che cosa stai leggendo?

- “La Storia” di Elsa Morante. L’ho dato ai ragazzi di quinta per fine gennaio e devo arrivare in fondo anch’io, ma è lunghissimo.

- Mia sorella l’ha letto due anni fa e mi ha detto che è molto bello.

- Sembra anche a me. Ma sono un po’ indietro, circa a metà…

- Sono un po’ giù, Caudy…

- Che succede?

- Il solito.

- Sarebbe a dire?

- Non mi so sgarbugliare. Esiste questo verbo?

- Esiste…

- Hai capito da che cosa?

- Temo di sì.

- Mi giudichi male?

- No, lo sai. Te l’ho già spiegato quel sabato, ricordi il “guazzabuglio del cuore umano” e Ceronetti? (Stava per scrivere “quel sabato della sconfitta a Napoli”, Caudano. Ma si è trattenuto…)

- Ricordo. Per fortuna siamo chiusi in casa…

- Insomma…

- Per me è una fortuna: così posso combinare meno pasticci.

- Indubbiamente.

- Ma ne combino lo stesso, con il cellulare.

Pausa. Caudano sente che sta per leggere cose che lo feriranno. Mette i sacchi di sabbia alle finestre della sua sensibilità. Si dice che in fondo lo ha sempre saputo, dell’affollamento del cuore di Margherita, e di quanto fosse improbabile per lui trovarvi spazio. Risponde dopo qualche minuto. Mentre nel frattempo un assist meraviglioso di Ilicic ha messo vanamente Gosens davanti al portiere del Benevento: colpo al volo fuori di un soffio.

- Il cellulare è un mezzo meraviglioso ma apre infinite possibilità…

- Lo so, e ci sto male.

Ilicic va a segno dopo uno slalom meraviglioso: si vede che è una di quelle serate in cui è ispiratissimo. Neppure il clima da tregenda lo ferma: una finta gli ha consentito di scansare tre avversari e poi di tirare a rete. Deviazione e goal. Spettacolare. Caudano esulta e pensa che Margherita sarà anche giovane, bella e innamorata di un altro, se non di altri due, ma l’Atalanta che vince è sempre una consolazione stupenda…

- Non puoi risolverla?

- Si fa presto a dire.

- Immagino…

- Al mio ragazzo voglio bene, gli perdono pressoché tutto e non voglio ferirlo. Ma mi sembra di non amarlo più, e di essere persa per il tipo del corso di recitazione. Ti dico i nomi, così faccio prima: Fabio è il mio ragazzo, Andrea è l’altro.

E io sono il povero Elvio, pensa Caudano. Intervallo. Sa di non dover rispondere per forza subito. Vuole anzi che il ritardo lasci trasparire impaccio, se non delusione, o irritazione.

Ricomincia il secondo tempo. Toloi sbaglia una rete facile facile e il Benevento pareggia con l’unico tiro effettuato. Sau, bella faccia scolpita di sardo (ha segnato anche la scorsa volta, a Cagliari, e non ha esultato, per amore alla sua terra: Caudano lo stima, ma avrebbe preferito non subire la sua rete). Fantasmi di Fabio e Andrea. Fantasmi di Bologna. Vuoi vedere che è un’altra trasferta beffa, dominata ma non vinta?

Il goal subìto fa sprofondare l’umore del mite Elvio. Se Margherita gli confida tutte le sue pene d’amore è chiaro che lo considera “altro” rispetto a quel tipo di argomento. Un amico, un vecchio saggio, chissà che.

Mai rispondere in un momento di delusione. L’amarezza prevale. Gli viene un messaggio lungo.

- Margherita, io quel poco che avevo da dirti, te l’ho detto quando siamo stati a passeggiare. Ora mi verrebbe da risponderti come fra Cristoforo quando in casa di don Rodrigo lo provocano su una questione mondana: «Da quel che mi pare d’aver capito, non son cose di cui io mi deva intendere»…”.

- Ti adoro, Caudy… Hai sempre la citazione giusta.

L’Atalanta rischia un paio di ripartenze, Ilicic a sinistra non è più lo stesso. Caudano resta di umor tetro.

- Non mi piace essere il vecchio che cita i classici, ai tuoi occhi. Per nulla.

- Non ho scritto questo. Ho scritto che ti adoro, se mai. Non trattarmi male.

Ilicic torna a destra. Due magie e favorisce nel giro di poco il tap-in di Toloi e il goal di Zapata: 3-1 in un baleno, dovrebbe essere fatta. Ed Elvio può accogliere più serenamente le parole della collega Scala.

- Scusa, hai ragione. Però, hai capito, vero? Non mettermi in un ruolo che non è il mio. (Come Ilicic poco fa, aggiungerebbe)

- No, Caudy. Ma tu cerca di capire. Sono già nei pasticci. Tu conti, ma sei un’altra cosa ancora, che per ora non so dire. Puoi comprendere? Le donne sono complicate. E la vita anche…

Muriel segna il solito goal di quando entra e non può fare a meno di iscrivere il proprio nome nel tabellino dei marcatori. Caudano è più tranquillo, può addirittura essere magnanimo,

- Capisco, Margherita. Scusa se prima sono stato un po’ brusco. Verrà tempo per chiarirci, magari…

- Verrà, Caudy. Sei unico: è così raro che qualcuno si scusi con me…

A tre dalla fine, Ilicic viene sostituito da Miranchuk, che caracolla con la sua aria vagamente malinconica. Caudano lo guarda e con un pizzico di autoironia pensa: ecco un altro di cui ancora non è stato ben capito il ruolo. E se può aspettare lui, con quel che è costato…