Caudano e i pensieri nell’attesa del vaccino. Così il prof. si scopre a metà tra due «poeti»: Gozzano e Morfeo

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G iallissima, la Palestra Zannoni, dove il Comune di Jesi ha collocato la sede delle vaccinazioni. E centrale, né troppo lontana da casa del professor Caudano. Un prefabbricato come ce ne sono tanti. Il buon Elvio la raggiunge a piedi, in un martedì sera di luce mite, complice l’ora legale. Appuntamento per le 18 e 20. Caudano è un uomo solo e da uomo solo sta affondando il momento. Ha con sé un piccolo volume di poesie di Gozzano, poeta che ama molto e cui dedica il triplo del tempo che riserva, per esempio, a Svevo e Pirandello, nella convinzione che, se la varietà della vita comporta a una classe di avere un insegnante di italiano anziché un altro, deve anche prevedere che la medesima affronti meglio un autore anziché un altro. Inevitabilmente. E con questo avverbio si mette il cuore in pace. La collega Pennucci, ad esempio, adora il teatro, e i suoi allievi dalla terza alla quinta annegano fra Arlecchini e baruffe chiozzotte, alfieriane esclamazioni e personaggi in cerca d’autore. Però sanno poco non solo di Gozzano, ma anche di Leopardi o di Gadda. Insomma, libertà dei figli di Dio e libertà di insegnamento, si tranquillizza Caudano mentre, aprendo il suo libercolo, si siede pesantemente su una delle sedie distanziate della palestra Zannoni e attende il suo turno.