Caudano e il Covid che si prende pezzi di «agenda». Ma poi l’Atalanta gioca e la scuola torna: mai arrendersi

storia.

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D omenica sera 19 dicembre, il professor Caudano aveva ricevuto questa mail:

Gentile Professore,

mi perdoni se La disturbo, e per un impegno a così breve scadenza, se vorrà accettarlo.

Le scrivo come responsabile dei corsi dell’Unitre di Jesi e Le chiedo la disponibilità per un incontro da tenersi mercoledì 12 gennaio, nell’ambito del tema che stiamo trattando quest’anno: il potere della parola. Lei, naturalmente, potrà declinarlo come vorrà, secondo le Sue competenze.

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Per onestà, chiarisco quanto probabilmente avrà sospettato da sé: una richiesta così intempestiva non può che nascere dall’esigenza di sostituire il relatore in programma, resosi indisponibile per problemi di salute.

Sempre per onestà, debbo purtroppo aggiungere che non è previsto alcun compenso.

Se, nonostante tutte queste premesse negative, avrà ugualmente la cortesia di accettare, sappia che Le sarò infinitamente grato, anche a nome dei nostri iscritti che, ne sono certo, ascoltandoLa trascorreranno un pomeriggio insieme istruttivo e piacevole.

Cordialmente,

Filippo Cardinali

Il buon Elvio aveva letto piuttosto strabiliato. Poi, aveva nell’ordine notato i seguenti dettagli: che Filippo Cardinali gli era seminoto, come accade nelle città di provincia, dove ci si conosce quasi tutti, poiché, quando era ragazzo (e lui, Caudano era bambino), abitavano nella stessa via (sapeva soltanto che era poi diventato avvocato e che per anni aveva abitato ed esercitato a Roma, sicché non si erano mai più incontrati. Evidentemente, ora era tornato alla base, magari in pensione, e dirigeva l’Unitre); che tuttavia non aveva approfittato dell’antica semiconoscenza per dargli cameratescamente del “tu”, ma era rimasto su un sobrio “lei”, oltretutto irto di maiuscole; che la mail era gentile e pure sincera, specie nell’ammettere che gli veniva chiesto di fare da tappabuchi; infine, che il tema non gli dispiaceva, perché subito gli era venuta l’applicazione letteraria e aveva pensato a un titolo come “La parola poetica tra fiducia e sfiducia”.