Caudano e il ritorno dei quarti: il sogno diventa la galleria degli orrori. Da Micillo a Limido, gioca la «sua» peggior Atalanta

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A i sogni, come al cuor, non si comanda. Ci ha sperato fino all’ultimo, il professor Caudano, di sognare anche il ritorno, di quell’Atalanta - Atletico Madrid che il dio Morfeo gli aveva elargito settimana scorsa (leggi QUI il racconto), non senza tutte le incongruenze di cui quel dio è capace. Gli sarebbe piaciuto scoprire se il 2-0 avrebbe tenuto e sarebbe bastato; se almeno una rete in trasferta i ragazzi del Gasp l’avrebbero segnata, quanto e come avrebbe retto la nostra difesa, ai suoi occhi reparto amabile ma delicato. Ne stima infatti tutti i componenti, per ragioni diverse: ama la vorace reattività di Gollini, l’eleganza di Toloi, la storia stessa di Djimsiti, passato dall’essere pietra scartata dal costruttore a ritrovarsi (quasi) testata d’angolo, la grinta smemorata di Palomino e il mistero di Caldara, che contro il Valencia era parso avviarsi ad essere gaudioso; al contempo, però, gli pare che sia la componente che, anche per come gioca la squadra tutta, maggiormente espone al rischio di infarto il suo cuore, già provato dall’adipe in eccesso. In ogni caso, difesa o non difesa, niente sogno. Troppo facile. E allora, nel pomeriggio di Pasquetta, all’ombra del suo risicato balcone, il buon Elvio, proprio partendo da un pensiero sulla difesa, prova un gioco curioso.