Caudano e la «prigionia» per il Covid: la letteratura gli svela che i 2 gol dell’Udinese non sono il problema peggiore

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N iente dà la misura di una vita come un’inattesa interruzione della sua normalità. A conti fatti, dopo una settimana di reclusione da Covid, il professor Caudano scherza con se stesso e dice che, nel tornare a scuola, ciò che più gli pesa del periodo di cattività forzata sono quei due maledetti goal. Quelli dell’Udinese, va da sé. Certo, per carità, sono problemi inimmaginabili fino a pochi anni fa: cose da pazzi, prendersela perché una rimonta subìta e un pareggio fuori casa all’Atalanta costano il primo posto in serie A e comportano il secondo in solitudine; arrabbiarsi perché la miglior difesa del campionato subisce quarta e quinta rete al nono turno, e le prime due in trasferta, alla prima trasferta non vinta, peraltro…; rimpiangere una “maglia rosa” che sullo 0-2 pareva appiccicata sulle spalle per altri sette giorni in virtù di una prova maiuscola su un campo che aveva già mietuto vittime illustri. Il professor Caudano sa tutto questo, e sa perfettamente che un tifoso come lui deve vivere questi anni di grazia con la riconoscenza di chi ha sempre mangiato alla mensa dei poveri e si trova a banchettare nel palazzo del re. Epperò, quelle due reti giunte a spezzare un sogno gli sono indigeste.