Caudano e la studentessa in lacrime. Storia che spiega la (non) delusione per l’Atalanta sconfitta dall’Inter in Coppa

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“P oi, ognuno ha diritto a essere deluso di ciò che gli garba”, pensa il professor Caudano all’indomani della sconfitta di San Siro in Coppa Italia contro l’Inter e mentre varca la soglia del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Jesi. Gli è rimasta sul gozzo e non sa neppure lui bene perché. Non certo perché tenesse particolarmente alla competizione (anche passando il turno, in semifinale l’Atalanta sarebbe stata attesa da una delle due ultime squadre che l’hanno sconfitta in finale proprio dello stesso torneo: Lazio e Juventus); né perché sia abituato bene e non tolleri più le sconfitte (pane piuttosto frequente per i denti di un tifoso la cui militanza risale agli anni Ottanta del Novecento). Più probabilmente, perché, come tutti i miti, pretenderebbe sempre dai propri idoli (cioè dalle rovesciate proiezioni di sé) grinta, spavalderia, intraprendenza e indomita tensione verso l’obiettivo. Tutto riassumibile con la vieta metafora del sangue agli occhi, dettaglio che agli occhi del professor Caudano, invece, nella notte di San Siro, agli occhi di Koopmeiners e compagni non si è visto molto. “Avessero giocato con lo stesso spirito mostrato a Torino contro la Juventus dieci giorni prima, lo spartito sarebbe stato un po’ diverso…”, rimugina entrando in una delle sue prime.