Caudano e lo scontro con la preside, Okoli e gli insulti dopo Atalanta-Cremonese: quando la realtà se la prende con i buoni

storia.

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N on dovrebbe, la realtà, ma lo fa. Non dovrebbe ma lo fa ogni giorno, di insolentire, a volte oltraggiare persone buone e inoffensive con la sua incurante o voluta mancanza di giustizia. Il professor Caudano è esattamente una persona buona e inoffensiva. Un cittadino esemplare, un lavoratore scrupoloso, un uomo che non sa far male, ancor prima di non volerlo fare. Se arriva a qualche asprezza, è per reazione: sempre, in tali casi, può dire: “Hanno iniziato loro, però”. Così è stato a scuola anche l’ultima volta. Il maldestro tentativo della preside di mutare i voti di un suo alunno figlio di una collega, scrupolosamente maturati dopo tante prove orali e scritte; la sua protesta consistita nell’aiutare, allora, tutti, e non solo il protetto dalla preside; la conseguente richiesta di non avere più quella classe, dove lui non avrebbe avuto più autorevolezza alcuna, visti gli esiti degli scrutini. E infine la rappresaglia mafiosa della dirigente, che prima di andarsene gli ha assegnato due prime e tre italiani complessivi per l’anno appena apertosi. Caudano le ha poi due viste, le due prime: ventinove alunni per parte. Altro che niente più classi pollaio; altro che centralità dell’alunno, altro che didattica al primo posto. In tutto avrà settanta temi a tornata da correggere, considerando anche quelli di quarta. Il disegno della preside, la vendetta è chiara: non le importa nulla della qualità del lavoro (che viene meglio se equamente distribuito). Il buon Elvio andava punito per la sua reazione allo scomposto intervento sui suoi voti finali, e che la punizione alla fine penalizzi anche i ragazzi poco importa. Poco importa se un lavoro già proibitivo in una classe di ventinove diventa il lavoro in due classi che in tutto arrivano a cinquantotto iscritti…