Caudano e lo studente che non studia ma «sa»; Gasp e Muriel, che non gioca ma segna. Scuola e calcio, storie parallele

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G li opposti, si sa, si attraggono. E la scuola non fa eccezione. Così, accade spesso un fenomeno curioso, nelle classi del professore Caudano: che i ragazzi che lo apprezzano maggiormente siano quelli totalmente diversi da lui; e che lui finisca per prediligere loro, ma autonomamente, non per ricambiare la simpatia che ne riceve e di cui pure si rende conto. Nel ciclo precedente, il fatto si è verificato con tale Mattia Festalozzi. Un ragazzo intelligente e arguto, ma del tutto o quasi privo di volontà, quando si trattava di applicarsi. Faccia da schiaffi, battute pungenti, interventi ora dissacranti ora profondi, Mattia amava le lezioni di Caudano. Perché i bagliori del suo genio sovversivo meglio brillavano nella quiete severa che il professore di italiano e latino sapeva instaurare. Assai poco, invece, li si notava nelle ore di professori e professoresse meno capaci di tenere la disciplina e meno nitidi nella proposta culturale. Poi, certo, Mattia studiava poco, o pochissimo. Ma certi collegamenti fulminei e anche certe traduzioni difficili riuscivano a lui, non alle sue compagne studiosissime, precisissime e, doleva ammetterlo allo stesso Caudano, noiosissime. Senza lacune ma anche senza guizzi, mai.