Caudano e quei «fattacci» di Bergamo: la città dell’Atalanta deve trattare l’ospite come si deve. E il prof. lo insegna a scuola

storia.

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S e il bicchiere di chinotto sia mezzo pieno o mezzo vuoto, il professor Caudano al novantacinquesimo non lo sa: troppo bruciante la delusione del pareggio incassato pochi minuti prima. Quando però si placano i clamori della partita contro il Manchester, finiscono le interviste, il televisore tace e la casa comincia a raffreddarsi, perché i termosifoni smettono di offrire tepore, il buon Elvio conclude che il bicchiere è mezzo pieno. Non bada alle lamentele che vede dallo smartphone funghire sui social per chissà quale rigore o fallo di mano sul secondo gol. L’arbitro gli è parso bravissimo e il Var ha concesso la rete a Zapata per questione di centimetri. Aggrapparsi alla giacchetta del direttore di gara o allo schermo della sala controlli a Caudano proprio non va. Piuttosto, sorprendentemente per un uomo di lettere come lui, prende carta e penna e fa due conti. Guarda in internet i tabellini delle due partite contro gli inglesi e calcola per quanto tempo l’Atalanta è stata in vantaggio, durante i due scontri: per centoventinove minuti. Il Manchester United per nove. Il resto, parità. Magra consolazione? No. Per nulla.