Caudano in ospedale curato da un’ex alunna: e mentre l’Atalanta fatica, s’interroga sul lavoro di chi «allena»

storia.

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C i sono angeli custodi che appaiono quando meno ce lo aspettiamo. Al professor Caudano ricoverato in ospedale accade sul finire del ricovero. Schivo com’è, non ha detto a nessun conoscente dell’intervento. E, schivo com’è, tende a non coltivare i rapporti con gli ex allievi. Forse anche per una inconfessabile invidia: quella di chi è avanti in età, non ha tutti in ordine i conti con la propria vita, che capisce sempre meglio di aver sprecato, e non ama troppo confrontarsi con i giovani in ascesa, i quali invece hanno davanti molti anni ancora, e dentro l’energia e la forza che serve per plasmarli. Perciò, il buon Elvio non sa bene che fine fanno i suoi ragazzi dopo il liceo e non poteva immaginare che Elvira Scotti lavorasse come medico chirurgo proprio nell’ospedale che lo ospita. Ragazzina serissima, di ottima famiglia e di madre rigidissima (come si evinceva ai colloqui), Elvira ha avuto il professor Caudano per italiano e latino al biennio. Era diligente, brava, affidabile. Solo una volta, le accadde di svolgere come peggio non avrebbe potuto un tema su Manzoni. Caudano le appioppò il 4 che meritava. Lei, quando ritirò il foglio, trasecolò. Trattenne a stento le lacrime. Chiese gli opportuni chiarimenti. Li ebbe e non fece una piega. Al tema successivo, non ricommise gli stessi errori e si riscattò con un 9.