Caudano, l’assenza dell’Atalanta e la non voglia di Europei (e delle telecronache urlate: nostalgia dello stile di Martellini)

storia.

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N on dimagrirà mai, il professor Caudano. Perché a un certo punto della sua vita ha capito che, le grandi soddisfazioni essendogli precluse, non gli rimanevano che le piccole. Insomma, non avrà mai figli, difficilmente una donna (salvo accontentarsi, ma non è il tipo; o salvo indurne una ad accontentarsi, ma come, e, soprattutto, perché?), ancor più difficilmente raggiungerà una qualsiasi forma di successo (“uno, se non genera discendenza, dovrebbe almeno pubblicare un grande romanzo”, ama ripetere fra sé, ma poi non scrive mai altro che i testi richiesti dalla scuola). Restano le piccole gioie, a un uomo così: leggere un buon libro, concedersi brevi vacanze piene di bellezza artistica, mangiare cibi sfiziosi o molto amati, seguire al meglio la squadra del cuore. Peccato che d’estate la squadra del cuore vada meritatamente in vacanza. Peccato ma anche per fortuna, perché pure la passione calcistica necessita di pause. Come tutto. Il buon Elvio, nelle quinte, traduce sempre il passo in cui Quintiliano difende l’intervallo scolastico, e lo sa ormai quasi a memoria: “Danda est tamen omnibus aliqua remissio…”, “bisogna però dare a tutti un po’ di riposo”: persino le cose inanimate lo reclamano, scrive Quintiliano. Figurarsi i ragazzi, pensa il professore… E figurarsi i calciatori. Ma anche i tifosi, che non possono guardare calcio per trecentosessantacinque giorni all’anno.