Caudano e quegli errori che si ripetono, allo stadio e a scuola... e la speranza che sbuca da un tema

storia. Un racconto di Stefano Corsi

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M attinata di lunga pioggia: benedetta per la terra assetata, non del tutto propizia all’umore. Il professor Caudano è appena uscito da due ore in prima ed è sconsolato: se fuori dalle finestre del liceo sembra ottobre, lo sembrava anche in aula, nel senso che il modo di lavorare presentava le stesse pecche riscontrabili nel secondo mese di scuola. Il povero Elvio si è inutilmente alterato, hai inutilmente ripetute raccomandazioni per cui si sgola da tanto tempo: niente da fare. Il modo (sbagliato) di lavorare è sempre lo stesso: esercizi svolti un po’ si è un po’ no, abbandonati alla prima difficoltà seria e soprattutto affrontati senza previo studio della teoria. Sembra impossibile convincere le nuove generazioni che non si traduce una frase andando continuamente a rivedere le declinazioni, le coniugazioni dei verbi, i complementi; sarebbe un po’ come guidare tenendo il codice della strada sulle ginocchia e andando a consultarlo ogni due metri, ha ripetuto mille volte. Ma invano. Ovvietà, parrebbero. Mentre, invece, non solo vanno ribadite perennemente, ma, anche ribadite, vengono lasciate cadere, ignorate, disattese. Il professor Caudano ci ripensa. In sala professori c’è soltanto un tecnico che ripara la macchina fotocopiatrice e intanto parla al telefono con un amico, discutendo se e quanto Leão è mancato al Milan nel due derby di coppa. Il richiamo al calcio getta sale sulla ferita non ancora rimarginata della sconfitta contro la Juventus a Bergamo. Elvio ne ricorda così tante, di debacle interne contro i bianconeri, che potrebbe averci fatto l’abitudine. Purtroppo, però, un tifoso sentimentale non sarà mai capace di accettare serenamente una sconfitta, di rassegnarvisi. Purtroppo, o per fortuna. Sta di fatto che al professor Caudano l’ultimo 0-2 proprio non va giù. Sarà per il bel primo tempo dell’Atalanta, per i due pali, per la prestazione efficace ma disadorna degli avversari, ma soprattutto…