Dedica di cuore per Hans Hateboer, (quasi) ultimo scampolo della vecchia guardia dell’Atalanta. Lo scritto di Ombra

storia. Sarà una lunga attesa, ma i tifosi sanno aspettare

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H ans Hateboer è diventato uno di noi, nel bene e nel male. Nel corso degli anni si è trasformato in quell’amico fraterno a cui tieni talmente tanto, che è capace di ricambiare visceralmente l’affetto che lo circonda, da fargli notare ogni singolo errore, perché sai che non se la legherà seriamente al dito. Quell’amico della compagnia che ti fa pensare “Certo che quello lì è proprio matto”, rispetto al quale ti senti magari superiore o più intelligente ma che non puoi fare a meno di tenere al tuo fianco. Quello che si prende le sbronze epocali, le avventure sentimentali più disperate, le litigate con quelli del paese confinante più evitabili. Quello che quando ne parli con qualche parente o chiunque non lo conosca di persona è il primo che prendi in giro, esempio di tutto quello che non si dovrebbe fare. Però, com’è come non è, Hans Hateboer si rivela imprescindibile, irrinunciabile. Se fossero tutti belli, bravi, eleganti, perfetti come crediamo di essere noi, sarebbe finita. Sarebbe la rovina. In un gruppo e nella vita sono gli Hateboer a tenere in piedi la baracca, a tenerci ancorati i piedi al terreno, a essere capitani senza una medaglia al petto o una fascia al braccio. A Hans non abbiamo mai voluto male. Non ce l’abbiamo mai avuta con lui, personalmente, nonostante gli improperi che ci ha costretto a inventare apposta per lui. Come quello che se mai fosse saltato fuori un casino potevi star certo che sarebbe stato dentro, Hans ce lo ha fatto vedere una marea di volte, dal gennaio 2017 a oggi, quanto dovessimo stargli accanto per veder moltiplicata la grinta e la simbiosi coi colori nerazzurri.