Filippo, l’unico bergamasco in trasferta per Ajax-Atalanta. «Che beffa vivere qui da 22 anni e dover tifare da casa»

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A gli olandesi le suona da 22 anni, ora spera che l’Atalanta faccia altrettanto. Perché come beffa è già bastato il fatto di non poter vedere dal vivo la sua squadra del cuore lì alla Johan Cruijff Arena di Amsterdam, città dove Filippo Castellazzi si è trasferito nel 1998 per inseguire un sogno. Centrato in pieno. E ora spera che questa sera i nerazzurri facciano altrettanto. Quarantatre anni, famiglia originaria del comasco «ma da quando avevo 10 anni i miei si sono trasferiti a Grassobbio», Filippo è un tifosissimo atalantino: «Uno di quelli che ha passato anni allo stadio e programma i ritorni in Italia nei weekend in cui l’Atalanta gioca in casa» per intenderci. «Mi sono trasferito ad Amsterdam perché volevo studiare chitarra jazz e i conservatori italiani all’epoca erano invece improntati su quella classica» spiega Filippo. «Qui la scuola chitarristica è molto forte, e non sono più tornato. In realtà la mia idea iniziale era restare 4 anni e fare qui il bachelor (una sorta di laurea breve – ndr) e il master a New York». Ma alla fine è sceso in campo Cupido: «Al Conservatorio ho incontrato Irina, una ragazza russa che è diventata poi mia moglie, e alla fine il master l’ho fatto qui e ho messo su casa e famiglia». Ora Filippo, 43 anni, ha due figli. Marco e Max («Che ho già portato all’Atalanta…»), insegna in una scuola privata di Amsterdam «e per il resto faccio il musicista professionista, serate e un po’ di tutto».