Fubal/3 Bentornato (forse), Lecco. Storia di una risalita difficile, con un po’ di Atalanta (occhio a Zuccon)

storia. La storia di Dino Nikpalj

Lettura 5 min.

C inquant’anni. E un giorno. Tanto è servito a quel ramo del lago di Como per tornare in serie B. E più o meno 48 ore perché arrivasse la beffa: senza stadio niente cadetteria per il Lecco. E la questione promette di trascinarsi comunque per tutta l’estate, perché nel caso di estromissione dalla B il ricorso è ma-te-ma-ti-co. Di fronte ai notevoli lavori da fare al Rigamonti-Ceppi (sulla sua storia ci torniamo poi) la società bluceleste avrebbe indicato come casa alternativa l’Euganeo di Padova (225 km più a Est…) ma senza la fondamentale autorizzazione della Prefettura. E il colmo è che a questo punto che rischia pure di non essere ammessa in Lega Pro, perché molto semplicemente ha presentato domanda alcuna, convinta del diritto acquisito alla cadetteria.

Per leggere interamente questo contenuto puoi abbonarti gratis a Corner, cliccando QUI

Insomma, questa B non s’ha da fare, anche se riconquistata sul campo. Tra l’altro nel 150° della morte di Alessandro Manzoni, e forse non è un caso. Come il fatto che per risalire tra i cadetti il Lecco abbia dovuto battere in semifinale il Cesena e in finale il Foggia. Che c’è di strano, direte voi? Una curiosa coincidenza: l’ultima partita in B dei blucelesti era datata 17 giugno 1973, una sconfitta a Marassi traboccante di gente per la festa promozione del Genoa, che in A ci arriva insieme proprio ai romagnoli e ai pugliesi. Come a dire che per chiudere il cerchio i lariani ci hanno impiegato davvero parecchio, ma hanno fatto le cose per bene: ora tutto è davvero al posto giusto.