Q ui, sotto queste gradinate dello stadio più inglese d’Italia (da sempre, persino prima del restyling di Vittorio Gregotti per Italia ’90), qualcosa succede sempre. Dici Genova e la memoria dell’atalantino medio già tracimato abbondantemente negli “anta” va quasi di default al mitico spareggio del 1977 con il Cagliari: 2-1 e serie A conquistata già nella prima delle due partite previste. Un esodo colossale, un calcio in bianco e nero, bellissimo ma roba del secolo scorso. Stando nella contemporaneità, beh, basterebbe soffermarsi sul rapporto tra Gian Piero Gasperini e il Genoa con il quale ha assaggiato per la prima volta l’Europa del pallone. Stagione 2008-09, quinto posto in campionato alla pari della Fiorentina ma in Champions ci finisce la viola per il vantaggio negli scontri diretti: 1-0 a Firenze con rete di quel Gilardino che da allenatore riporterà poi il Grifone nella massima serie nel 2023 e 3-3 a Marassi in una partita oltre l’assurdo. Del tipo 3-0 per i rossoblù al 60° e rimonta viola con tripletta di Mutu con ultima rete in pieno recupero. Al netto dei natali piemontesi e soprattutto calcisticamente juventini, una discreta fetta dell’odio tra Firenze e Gasp nasce in quel frangente. Ad ogni modo in Europa League il Genoa non va oltre il girone iniziale con Slavia Praga, Lille e il Valencia che mette la parola fine ai sogni di gloria nell’ultima partita a Genova. Già, quel Valencia che parecchi anni dopo segnerà in maniera indelebile l’esperienza europea del Gasp alla guida dell’Atalanta. Corsi e ricorsi su un prato verde.