Gollini-Gasp e quello «strano» addio all’Atalanta. Le riflessioni del prof. Caudano sulla riconoscenza nel calcio

storia.

Lettura 4 min.

C ome si svuota la città, piano piano, così si svuota il piccolo condominio (tre piani) in cui abita il professor Caudano. Più silenziose le scale, più rade le auto in cortile, meno folta la rappresentanza dei sacchetti della raccolta differenziata, sera dopo sera. Nullum anni tempus crudelius aestate, “nessuna stagione più crudele dell’estate”, ha annotato il buon Elvio su un foglietto poco fa, nel mezzo di una domenica di fine luglio allucinata dal sole e dalla quiete irreale del pomeriggio. Per strada, una badante di chissà dove tiene al braccio una signora svanita. La lettura può molto, in giorni come questo, ma non tutto. A volte, il morso della solitudine si fa sentire. Il professor Caudano lo sa, e non si lamenta mai, neppure fra sé: il tempo gli ha portato via la famiglia d’origine. Quella che lui chiama la “paralizzante chiaroveggenza della coscienza” gli ha impedito di formasene una sua. La profonda coerenza con ciò che pensa, e che in fondo è, lo ha dissuaso dal quel grado di compromissione con l’umano che servirebbe per coltivare amicizie o appartenere a consorterie di qualsiasi genere. Così, i giorni sono vuoti, vaste arche di silenzio da riempire con i libri, le brevi uscite, le spese… Uomo del suo tempo, Elvio si sente un poco in contatto con il mondo quando lo cerca nella rete, che è un’incredibile finestra sempre aperta su qualsiasi panorama, anche per chi vive per lo più nella propria casa e nella propria città. Così, può capitare che passi da Plutarco a Facebook, da Victor Hugo a Instagram, da una poesia di Carducci a un filmato di YouTube. Già, da Hugo a Instagram…