I campioni che si sono persi/3 Ricordate Kieft? Dal Pisa al Torino, faceva sempre gol all’Atalanta. Poi, l’incubo cocaina

storia.

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S carpa d’oro, olandese, attaccante. Era stato Romeo Anconetani, padre-padrone del Pisa, a portare in Italia Willem Cornelis Nicolaas (detto Wim) Kieft. Era un calcio d’altri tempi, fatto di soggetti al limite, presidenti pittoreschi come Costantino Rozzi, Angelo Massimino e Antonio Sibilia, capaci di tutto, forti di una passione condita da una scaramanzia senza limiti. Rozzi indossava i famosi calzettoni rossi che ancora oggi l’Ascoli usa una volta l’anno all’avvicinarsi dell’anniversario della scomparsa del presidentissimo, Massimino di fronte all’osservazione che il Catania mancasse d’amalgama replicò che non c’era problema e l’avrebbe acquistato, ad Avellino l’entourage di Sibilia aveva creato un clima abbastanza di terrore nel tunnel verso lo spogliatoio dove ogni tanto – tac – si spegnevano le luci e succedeva di tutto. Sor Carletto Mazzone, narrano le cronache, si trovò un mozzicone spento in faccia, ma anche molti ex atalantini degli anni ’80 raccontano che una volta imboccato quel corridoio del Partenio bisognava semplicemente essere pronti a tutto. E a tutti. Anconetani era invece solito versare chili e chili di sale (arrivò a quota 26) sul campo dell’Arena Garibaldi prima dei match delicati, ma al di là di questo e dei suoi burrascosi trascorsi (viene radiato negli anni ’60 quando da dirigente del Prato tenta una combine proprio con il Pisa) era uno che di calcio s’intendeva come pochi.