I primi incontri negli anni ’30, poi per l’Atalanta trentamila giorni senza Spezia (toccare ferro)

storia. Il racconto di Dino Nikpalj

Lettura 5 min.

T re, cinque e ancora cinque: nelle ultime tre partite a Bergamo lo Spezia ha incassato qualcosa come 13 gol. Se contiamo anche quelle giocate in Liguria il computo sale a 18, e un terzo li ha fatti un solo giocatore. Zapata? Muriel? No, Mario Pasalic. Ora come ora ne basterebbe uno, uno soltanto, per fare la differenza in questa fase decisiva della stagione e i precedenti fanno ben sperare. Anche perché scartabellando nel passato gli spezzini non hanno mai vinto in viale Giulio Cesare e in 9 incroci tra campionato e Coppa Italia hanno portato a casa solo 2 pareggi, per il resto solo pappine. Tante pappine, anche un rotondissimo 7-0 negli anni ’30 in serie B: perché fino al nuovo millennio gli incroci con lo Spezia sono stati solo nella serie cadetta. Il primo della storia è datato 23 febbraio 1930, un 1-1 rimasto parecchio sul gozzo al cronista de L’Eco di Bergamo dell’epoca, che si firma Arpa: “Una partita nata con il malocchio in corpo. Tutto è stato vano ieri, della volontà di segnare il sospirato punto della vittoria” è l’incipit. Di più: “Un incontro disgraziato, terminato con l’esito di un pareggio di cui ben lieti e fortunati possono credersi i bianchi liguri”.

Perché “il taccuino della cronaca porta sempre un solo nome all’attacco: Atalanta. Spezia compare di tanto in tanto con fughe isolate senza valore”. Peccato che in una di queste Savani II pareggi la rete di Nebbia e tanto basta ai liguri per portare a casa un punticino d’oro nella corsa alla salvezza. Liguri come l’arbitro Sardi di Genova, bersaglio degli strali del cronista: “Tecnicamente affatto all’altezza della situazione, in cattivissima giornata può avere assai influito sul morale dei giocatori. Egli ha lasciato correre tutto: sgambetti, atterramenti irregolari, falli di ogni genere in area di rigore e non così da impressionare.