Il povero prof. Caudano stretto tra gli errori dell’Atalanta e l’autogol (clamoroso) della scuola: così perde anche Leopardi

scheda.

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(I)

G ià non era un lunedì facile, con quella domenica sera alle spalle. Neanche, “una domenica sera”, a essere precisi: tre quarti d’ora, quelli del primo tempo. Un errore per ogni quarto d’ora e tutto era andato a catafascio. Perdere prima della pausa per le nazionali non è mai bello. La tinta abbrunata si stende su quindici giorni, l’ansia di riscatto non trova sbocchi, i giocatori se ne vanno e chissà come ciascuno metabolizza la sconfitta. Certo, non con gli altri. Manca il lavoro psicologico del gruppo. Tre errori a loro modo memorabili. “Al Milan l’abbiamo regalata a fine campionato, in giugno, delusi come eravamo dalla finale di Coppa Italia e sazi per la matematica qualificazione in Champions. E al Milan l’abbiamo regalata ieri sera”, bofonchiava andando a scuola il professor Caudano. Pioveva piano sul suo liso impermeabile e sui suoi occhiali spessi. Cuore in cantina… Già, un errore per quarto d’ora. Pronti via e Musso va con mani di pasta frolla e testa a viole su un pallone che, per carità, gli arriva da vicino, ma più appoggiato che scagliato dalla dinamica stessa dell’azione. Passaggio involontario a Calabria e goal del Milan. Nel cuore del secondo quarto d’ora, la cervellotica sostituzione di Pessina (un altro maledetto infortunio muscolare) con Pezzella: “In un gioco che prevede due fasce, tre laterali?!”, era subito sobbalzato il buon Elvio. “Come degli occhiali con tre lenti, quando gli occhi sono due. Nemmeno Lapo Elkan li vorrebbe…”, aveva chiosato fra sé. Ma poi si era rimesso alla sapienza del suo idolo Gasperini, sperando in una mossa geniale. Come purtroppo non si è rivelata.