Il prof. Caudano diviso tra la gioia per l’Atalanta e i problemi di Miranchuk. Poi una mail, e di colpo i dolori della vita

storia.

Lettura 3 min.

S prazzi fantastici di primo tempo. Il professor Caudano pensa che potrebbe essere il titolo di un romanzo sperimentale degli anni Settanta / Ottanta del Novecento, e invece è il suo sunto di due delle ultime partite dell’Atalanta. Lasciando perdere Salerno (“ogni tanto, al Gasp impazzisce la maionese”, ha commentato il buon Elvio sabato sera, al fischio di chiusura), sia in Spagna che in casa con il Sassuolo i nerazzurri hanno giocato parti del primo tempo in maniera davvero meravigliosa. Sembravano essere ritornati ai loro giorni migliori per pulizia del fraseggio, efficacia delle trame e e reti segnate o sfiorate. Sul campo del Villarreal, per la verità, anche il finale di partita (altro titolo, questo però esistente, sorride Caudy) era stato positivo, con il pareggio raggiunto e il concreto rischio di vincere (salvo poi dover ringraziare Musso per il miracolo all’ultimo istante…); a Bergamo con il Sassuolo, invece, ripresa un po’ meno brillante, più minacciata dal pericolo del pareggio degli ospiti che illusa dalla prospettiva della rete della tranquillità. In ogni caso, è andata. Prima vittoria in casa, dieci punti, squadra che nelle mani del Gasp sta pian piano ritrovando se stessa, sia pure trasformandosi. Antitesi che Caudano lesse chissà dove e chissà quando, a proposito di qualcosa di letterario, ma che ora gli riaffiora mentre pensa all’Atalanta e a come Gasperini la plasma anno dopo anno: si rimane ciò che si è trasformandosi, e ci si trasforma rimanendo ciò che si è. E Miranchuk? Il suo impalpabile pupillo?