Il prof Caudano e questa vita «a distanza»: la scuola, l’Atalanta, la «sua» Margherita. Che voglia, che tutto cambi

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“T ra Ferrara e la luna”, termina Lucio Dalla una sua canzone alla radio. Il professor Caudano l’ha accesa a metà pomeriggio, per colmare il silenzio troppo vasto della casa. Uscire potrebbe, come tutti, per il breve giro fino dal fruttivendolo o dal panettiere. Ma è giorno di scrosci di pioggia e di cuore stanco. Temi approssimativi da correggere. “Tra Ferrara e la luna”, canta la radio, e il buon Elvio quasi soprappensiero parafrasa “tra Madrid e Verona”. Con la scuola, va come può andare. Ne sopravvive un simulacro, eppure il grande carrozzone (così lo chiama fra sé) non sa minimamente adeguarsi, cambiare. Un esempio? Persistono, anche in condizioni di emergenza, i famigerati recuperi e la famigeratissima Educazione civica. Si fatica a portare avanti decorosamente l’essenziale, e l’ottusità delle gerarchie pretende che si perdano energie e tempo per assurdità assortite. Come se i ragazzi recuperassero davvero, e fossero verificabili seriamente, da casa loro; o come se, nella difficoltà di tutti, ci fosse bisogno di inscenare qualche lezione di Educazione civica, e sottoporre i ragazzi a verifica per cavarne un voto poco significativo, quando, forse, sarebbe già educazione civica un certo modo di lavorare e di affrontare l’emergenza stessa. Anche la continua chiusura a singhiozzo è un incubo, per Caudano. Lo era stato meno lo scorso anno; ma lo scorso anno lui era completamente solo, e dover stare in casa o poter uscire ben poco gli cambiava. Quest’anno, in qualche modo, Margherita c’è. E non poterla vedere praticamente mai comporta l’estenuante fatica di reggere la relazione, quale che ne sia la natura, solo sulla parola scritta dei messaggini di Whatsapp, e detta, di rarissime telefonate.