Il prof. Caudano e un doppio tormento: scuole chiuse e uno «screzio» con la bella collega. E dove si «rifugia»? Nell’Atalanta

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Q uelli che sostengono che è assurda tanta passione per il calcio, che in fondo sono ventidue ragazzotti in pantaloncini che rincorrono un pallone, che le situazioni sono sempre le stesse, che i calciatori sono strapagati mentre ai tifosi non viene in tasca nulla, anzi. Da lunedì, le scuole nelle Marche sono chiuse. Il professor Caudano è tornato dentro l’acquario, come definisce fra sé la didattica a distanza. Nell’acquario lui, nell’acquario loro, gli studenti. Per un genere di scuola asettico, depotenziato, algido. Schermo contro schermo, vetro contro vetro. Umore pessimo. Non si può tradurre Tacito o leggere Pirandello al pc, con la voce che va e viene o è comunque metallica, mentre i ragazzi nelle loro case sono forzatamente distratti da mille cose, a partire dai cellulari sui quali certamente, intanto, si scrivono. Il buon Elvio sorvola, perché è dura per tutti e non è il caso di rendersi odiosi. Eppure, più volte gli è capitato di osservare, nei piccoli riquadri di Meet, atteggiamenti inconsulti da parte di allievi o allieve. Come quando lui stava leggendo il bellissimo ma tristissimo finale di A se stesso di Leopardi, sull’ “infinita vanità del tutto”, e Chiara Prestigiacomo è palesemente scoppiata a ridere. Chissà perché, chissà per aver letto cosa e scritto da chi, sul cellulare che certamente avrà avuto davanti a sé, appoggiato sulla tastiera del computer. Certo, non per la resa definitiva del povero conte Giacomo, respinto da Fanny Targioni Tozzetti e deciso a tumulare qualsiasi ulteriore ambizione sentimentale. A proposito: scuola chiusa significa anche nuova impossibilità di vedere la collega Sala.