Il prof. Caudano, un incontro e la riflessione sulle occasioni perdute: nella vita (la sua) e nel calcio (l’Atalanta)

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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I l giorno del vescovo è arrivato ed è un giovedì. Che è anche un giovedì di Europa League. Il professor Caudano sapeva perfettamente di dover stare all’orario del prelato e che quindi un appuntamento da metà pomeriggio in poi lo avrebbe costretto a guardare la partita di Graz sul telefonino, e in corriera, e magari neanche per intero, rientrando dalla città. Grazie al cielo, la convocazione è arrivata su Whatsapp per le 14 e 30. Non che il timido Elvio ci vada pieno di gioia. Semmai, con qualche timore. Ma sa anche, perfettamente, di dovere a questo sconosciuto presule la sua sistemazione e la pausa dalla sua vita che gli era diventata sempre meno cara, a non dire tollerabile. E la riconoscenza è una sentimento che pratica coscienziosa facilità. Perciò, scende dal paese in tarda mattinata come chi si debba sottoporre a un dovere non scelto, certo, ma accettato infine di buon grado, magari con l’aiuto della ragione più che secondo le inclinazioni del cuore. La città è bella più di quanto pensasse. Gli viene in mente che magari i Piemontesi non sanno ben promuovere le loro bellezze, tranne Torino. Perché le stesse vie e piazze che percorre, se di Toscana o Umbria, avrebbero ben altra notorietà.