Il prof. Caudano, l’Atalanta che delude e quei pensieri ripetuti: che farei, io, nei loro panni?

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

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I n una grande casa non tua, una sconfitta bruciante diventa quasi insostenibile. Sembrano troppo vaste le stanze, troppo freddi i vecchi muri, troppo estraneo un mobilio non scelto. In fondo, l’Atalanta per il professor Caudano è l’unico elemento di continuità con la sua vita normale, ora che si trova in questo esilio, cercato certo, ma pur sempre esilio. E, se l’Atalanta frana, lo smarrimento dilaga. Sente persino freddo, il povero Elvio, nel dopo partita di Torino. Ha spento il televisore appena prima del triplice fischio, perché non avrebbe neppure sopportato il grido belluino del popolo di casa. Probabilmente, la gente granata aspettava con ansia questa vittoria interna contro la squadra di Bergamo.

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Forse, erano memori della rete beffa di Piccoli nel finale, in una notte dell’agosto 2021; più ancora, dovevano avere aperta la ferita di quello zero a sette impreziosito dalla cometa imprevedibile di Ilicic. Giustamente tracciata nel cielo di una notte di gennaio.