Il prof. Caudano, l’Atalanta e quei pensieri sul caso. Interrotti da una mail decisamente inattesa

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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N ella bella casa liberty del professor Caudano la sera della prima vera domenica autunnale è scesa teneramente. In paese hanno preso a conoscerlo e a volergli bene. E lui, che si gode questa inattesa rinascita come uno cui improvvisamente sia concesso di correggere gli errori passati, evita certe timidezze ruvide tipiche della sua permanenza a Jesi e a scuola. Per esempio, sia pure con la riservatezza tipica del suo carattere, una mattina al caffè della piazza dove faceva colazione, ha ammesso di seguire il calcio e di avere una simpatia per l’Atalanta, cosa mai raccontata a nessuno se non ai pochissimi amici bergamaschi. E gli è piaciuto abbandonarsi a questa piccola confidenza, come fosse un aprirsi al mondo, agli altri. Quando ha aggiunto di seguire le partite sul cellulare, perché la vecchia televisione trovata nella villa della diocesi non prevede affatto collegamenti con il telefono, subito è intervenuto il barista, Claudio. Il quale gli ha parlato di un televisore acquistato pochi anni fa, che tiene in taverna e che non utilizza mai, perché lo aveva preso per i figli ma poi i figli sono andati entrambi a Torino per l’università. “Tornano poco, e quando tornano l’ultima cosa che hanno in mente è guardare la tele. Se non si offende, professore, glielo lascio finché resta qui da noi”. Il buon Elvio ha cercato di resistere, ma poi ha ceduto.