Il prof. Caudano e l’ennesima speranza, delusa, che Miranchuk possa brillare nell’Atalanta. «Non una giocata...»

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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L a domenica mattina sulle Langhe ha una poesia particolare. Non è una bella giornata, e il professor Caudano, aprendo la finestra e guardando verso le colline immerse in grigi, leggeri vapori, non può non ripensare al celebre attacco carducciano sulla nebbia che “agli irti colli / piovigginando sale”, anche se, ad un tempo, gli par di risentire la voce di un alunno dei suoi primi anni di insegnamento, il quale malintese il testo e credette essere “sale” non già verbo reggente, bensì incongruo complemento oggetto del povero gerundio “piovigginando”. Amenità lontane, che ora gli paiono lontanissime. Come Jesi, il lavoro, tutto. Salito al caffè di Claudio per la colazione festiva, viene invitato dal medesimo e da un paio di altri avventori a una passeggiata mattutina: “La facciamo sempre, la domenica. Lascio la moglie qui al bar e partiamo. Non camminiamo per più di due ore, ma io sento che mi fa bene. Se volesse unirsi, sarebbe un onore. Certo, dovrebbe accontentarsi delle nostre chiacchiere…”. “Così come voi dovreste accontentarvi del mio passo, ammesso e non concesso che le vostre conversazioni fossero per me banali…”. “Allora, viene?”, si illude Claudio. “Va bene, provo, confidando nella vostra pazienza… Ma a che ora?”. Il buon Elvio si è dovuto forzare un poco, per accettare, ma, se nella sua parentesi piemontese vuol essere meno timido e scontroso, visto che la vita passa comunque, e non viverla non ne rallenta la fuga, le occasioni vanno colte. Senza contare che Claudio gli ha lasciato il televisore su cui vede l’Atalanta…