Il prof. Caudano e quel nodo alla gola: tra le cose che non capisce, ora c’è anche l’Atalanta

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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“I o il latino proprio non lo capisco. Lei ha mai provato a non capire qualcosa?”. Aprile fuori dai finestroni del “Leonardo da Vinci” mette in scena la giornata più bella del mondo: un cielo azzurro intenso s’interseca con i tetti e si lascia sfiorare dalle chiome verdi degli alberi. La gente che passa sembra lieta come accade solo nelle mattine di primavera. Il professor Caudano sta parlando, nella sua veste di “tutor”, con un ragazzino di prima, non cattivo e forse neppure negligente, ma che nelle materie che richiedono ragionamento e applicazione ferrea della teoria per il momento proprio non ce la fa. Nell’ultimo Consiglio di classe, i suoi disastri in Latino, Matematica e Fisica erano così evidenti che anche un “tutor” piuttosto lento di riflessi come Caudano (il quale la funzione l’ha accettata senza molto credere alla sua utilità) ha dovuto attivarsi. “Corradini lo senti tu”?, gli aveva chiesto con aria piuttosto iussiva la coordinatrice. E ora sono lì, Caudano e Giancarlo Corradini. Un signore pingue dietro i suoi occhiali e un ragazzino incerto con gli occhi lucidi. A un tavolo del corridoio, uno di fronte all’altro.

La domanda del ragazzo è una frustata.

Mentre pensa a come rispondere, di colpo a Caudano viene in mente un passo di Manzoni, sublime come sempre. Un passo che aveva studiato a memoria, ai tempi suoi.