P omeriggio di prima primavera sulla Langa: passeggiare, appena dopo le tre, sotto un cielo di nuvole in battaglia che si scontrano e si dividono tra squarci di cielo azzurro, è bellissimo. Il paesaggio ha già qualcosa di pasquale. Il professor Caudano cammina anche per smaltire i postumi di un pranzo troppo piemontese consumato al ristorante della piazza. Si guarda in giro, e alla mente gli tornano dei versi di uno dei poeti che più ama, Mario Luzi: “Fin qua dove nel sole le burrasche / hanno una voce altissima, abbrunata / di gelsomino odorano e di frane”. Naturalmente, anche lui, per quanto attardato in tutto, dall’abbigliamento, al pensiero, allo sguardo sul mondo, è un uomo sempre connesso e quindi sempre raggiungibile. Ecco, perciò, giungergli un messaggio da Bergamo: è Francesco che, in vena di ricordi, gli pone una domanda a bruciapelo: “La sera di Pasqua giocheremo a Milano col Milan. Ti ricordi un altro scontro con i rossoneri avvenuto nel giorno della Resurrezione del Signore?”. Facile gioco della memoria. Il professor Caudano era appena arrivato alla caserma Montelupo, dal Car. E la regola non scritta del nonnismo gli aveva assegnato il turno di guardia alla porta, scomodo quanto mai, in capo alla settimana santa. Con lui, il caporale Rota, di Alzano Lombardo, atalantino forsennato. Al tempo, il buon Elvio non seguiva il calcio e la prima partita allo stadio l’avrebbe vista soltanto all’inizio del campionato successivo, quell’Atalanta - Roma funestata dall’arbitro Mattei e da un goal annullato all’esordiente Fulvio Simonini. Francesco non può sapere che lui non era ancora tifoso, ma lui ricorda perfettamente quello scontro fra Atalanta e Milan disputatosi nel giorno di Pasqua.