Il prof. Caudano, la sconfitta di Bologna e una notizia all’improvviso: per entrambe non c’è tempo per rimediare

storia. Il racconto di Stefano Corsi

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S olita incertezza: se spendere o no il necessario. Visto che è in quella che tecnicamente si chiama “Aspettativa senza assegni”. Poi, come per le incursioni in trattoria, alla fine ha pensato che si vive una volta sola (e anche male, spesso), sicché il professor Caudano ha deciso di non rinunciare e di partire per Bologna. Ha fatto tutto in Internet: prenotato i treni (cambio obbligato a Torino) e acquistato il biglietto della partita nel settore vicino a quello degli ospiti. Claudio lo ha portato alla stazione e si è reso disponibile ad andare a prenderlo (“tanto devo scendere per i figli che pure arriveranno da Torino, con il tuo stesso treno”). Il sabato è poi stato, a suo modo, memorabile. Tiepido, troppo, per esser di dicembre. Bologna bellissima, nel mattino prenatalizio. Sardanapalesche le vetrine di zamponi, tortellini, mostarde, funghi secchi e parmigiano. Pieni di echi lontani i portici di una città che ha dato i natali od ospitalità a personaggi come Carducci, Pascoli, Roversi, Pasolini e il pittore Morandi. Senza scendere ai cantautori di cui il buon Elvio ha superficialissima conoscenza, come Guccini, Dalla, Mingardi… Sfiziose le librerie storiche, come la “Nanni”. Fra quelle e le chiese, e gironzolando senza meta per il centro, il buon Elvio ha tirato mezzogiorno. Più volte chiedendosi come sarebbe stata la sua vita, in una città tanto bella e carica di storia. Poi, a piedi, si è diretto verso lo stadio.