La storia del Cagliari. Non solo Gigi Riva, ma anche un derby atalantino, vinto da Domenghini su Nastasio

Articolo.

Lettura 9 min.

U n secolo di vita, mezzo secolo dallo scudetto. Il solo e tra i pochi per i quali valga la pena spendere l’aggettivo “storico”. Per il calcio la Sardegna è Cagliari e Cagliari è la Sardegna. Nessun’altra squadra ha mai raggiunto la massima serie e nemmeno la B: Torres, Olbia, Carbonia e Arzachena sono al massimo arrivate in terza serie. I sassaresi e i sulcitani (con la denominazione Carbosarda) ad un passo dalla promozione tra i cadetti, ma nulla di più. Per il calcio che conta non ci sono alternative, bisogna scendere a Cagliari: tutto passa di qua. Una storia che ha tanti personaggi, su tutti Gigi Riva, ma che comincia prima dello sbarco di “Rombo di tuono” sull’isola. I primi due nomi che hanno fatto la storia dei rossoblu sono Andrea Arrica e Arturo Silvestri. Il primo, manco a dirlo, è un sardo doc, di Santu Lussurgiu, provincia di Oristano: del Cagliari è stato dirigente, vicepresidente e presidente. E’ lui a strappare quel lungagnone lombardo che pare già destinato al Bologna. Riva è di Leggiuno, nel varesotto, sulle sponde del lago Mggiore: gioca nel Legnano, ha alle spalle una storia familiare complicatissima – la morte del padre per un incidente di lavoro, il collegio, un grave incidente alla sorella, la morte di un’altra sorella – ma si sta facendo largo nella terza serie a suon di goal. Il mitico Fulvio Bernardini lo avvicina a Coverciano durante un raduno della nazionale juniores nei primi mesi del 1963: il Bologna è molto quotato (l’anno dopo vince lo scudetto) e Riva è entusiasta di giocare con i felsinei. Ma finirà con altri rossoblu.