L’Atalanta a Napoli, prima «casa» di Zapata : storia di un «core ’n grato» che appena può castiga le sue ex squadre

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I n Italia ha giocato con 4 squadre diverse ma non soffre della sindrome dell’ex: quando le incontra non tira la gamba indietro e spesso ha giocato pure d’anticipo, segnando reti su reti a quelle che sarebbero diventate le sue future squadre. Duvan Esteban Zapata Banguero è quello che a Napoli, dove ha iniziato la carriera pallonara nel Belpaese, chiamerebbero “core ‘ngrato”: nulla di personale, solo che stiamo parlando di un bomber vero, di un animale dell’area (e non solo) affamato di goal. Zapata torna laddove tutto è cominciato quando probabilmente pensava a una storia differente all’ombra del Vesuvio. In realtà il primo approdo italiano del nostro doveva essere la meno amena Sassuolo, dove i neroverdi stavano allestendo la squadra per il primo, storico, campionato in A, stagione 2013-14. Gli emiliani erano a tanto così da quel colosso un po’ sgraziato ma dalla potenza impressionante visto nelle fila degli argentini dell’Estudiantes di La Plata dove esordisce a settembre del 2011 entrando in campo a partita iniziata contro il Belgrano: manco a dirlo dopo pochi minuti segna e tanto basta al club per chiudere una volta per tutte l’opzione sottoscritta poche settimane prima con i colombiani dell’America Calì dove era stato scovato.

Il Sassuolo raggiunge qualcosa di più che un’intesa con Zapata, ma poi qualcuno segnala il giocatore all’allenatore del Napoli, uno che di calcio ci capisce eccome: Rafa Benitez. Lo spagnolo non ha dubbi, quel ragazzo ha fior di numeri e convince il presidente Aurelio De Laurentis a staccare un assegno da 7,5 milioni di euro per portarlo in azzurro. E quando in campo scende il Napoli, per un sudamericano non c’è partita né scelta alternativa possibile.