L’Atalanta ad Atene, viaggio tra statue, rovine di templi, vasi: quel che resta del mito della ninfa che correva (e cacciava)

storia.

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P remessa doverosa e assolutamente preventiva: la valenza storica del seguente articolo è la stessa della rete annullata domenica a Firenze a Malinovskyi, discutibile. In realtà è più un viaggio alle origini del mito di Atalanta, qui nella Grecia che ne ha visto le gesta. Poi i confini dell’Olimpo sono per definizione abbastanza incerti e opinabili, ergo ognuno tragga le sue conclusioni.

Il mito, dicevamo, che a dirla tutta da questa parte del mondo non è poi così celebrato: difficile trovare chessò un tempio dedicato alla dea, che in realtà sarebbe una ninfa, ma i tifosi hanno tutto un proprio culto che segue logiche assolutamente personali. Al tirar delle somme abbiamo trovato un’ anfora una, pure bella e di epoca attica, di quelle a figure rosse che fa bella mostra di sé al Museo archeologico di Atene: il problema è che in mezzo a una vagonata di manufatti abbastanza simili individuarla non è stato proprio agevole: e meno male che erano aperte solo due delle sale che normalmente ospitano il vasellame, in realtà sarebbero di più. Molte di più.

Sull’anfora, Atalanta è raffigurata insieme ad altre figure, forse Tideo e sicuramente Meleagro. Attenzione perché è una figura centrale nelle gesta della nostra eroina, altro che il tanto celebrato Ippomene. Ad ogni modo la sua datazione è tra il 400 e il 375 prima di Cristo, un pezzo davvero notevole.