L’Atalanta, Caudano e l’ultimo esame per evitare la bocciatura. I pensieri del prof: il campo sarà clemente come la scuola?

storia.

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“N on era per questo”. Così mormora il professor Caudano in un angolo del Liceo “Leonardo da Vinci” di Jesi in una mattinata fitta di chiacchiere (altrui) sull’arrivo del Giro d’Italia in città. Ne parlano le colleghe i cui figli adolescenti hanno passato il pomeriggio in riva al traguardo e poi a caccia di autografi; ne discutono i colleghi di Educazione fisica incantati dalle biciclette e dalla muscolatura dei ciclisti; ne parla la preside, che è stata invitata a cena con i presidi di tutta la Provincia, l’Assessore al Turismo, al Commercio, allo Sport, alle Fiere e ai Mercati, l’Assessore alle Politiche per l’istruzione e alle Politiche giovanili, il Sindaco e lo stato maggiore dell’organizzazione della corsa. “L’inclito collegio politico locale”, sogghigna Elvio rimasticando il suo Gozzano. “A furia di fare il cane sciolto, farò la fine del cane in chiesa”, mugugna poi, sentendosi come sempre escluso da tutto ciò che accade in città. Non sa più nemmeno se per scelta o per conseguenza incontrollabile di sue antiche, forse inconsapevoli scelte. Ciò che è sicuro, è che lui a vedere l’arrivo non si è minimamente sognato di andare. E ne patisce, un po’. Salvo tornare presto nell’alveo dei suoi primi pensieri e al suo originario “non era per questo”. In cuore, sa che vale per due ambiti della sua vita. È maggio, mese meraviglioso e promettente nell’aria, nella natura e nelle sere, quanto è irto e molesto a scuola, dove le verifiche si infittiscono, le interrogazioni pure e il primo caldo è cappa ai pomeriggi di studio come alle tarde mattinate. Inoltre, i ragazzi sentono avvicinarsi la stretta finale e gli scrutini, e tentano i loro calcoli, spesso innervati da un ottimismo che non sarebbe legittimo, ma che le falle del sistema inclusivo finiscono per legittimare.