P rimo pomeriggio d’inverno. Il professor Caudano ha il giorno libero e ha trascorso l’intera mattinata a correggere i riassunti della sua classe prima. Una caterva di virgole da aggiungere, di verbi da correggere, di coordinate orrende da trasformare in subordinate.
E, poi, l’incredibile presenza di espressioni gergali giovanili tranquillamente ammesse entro il nobile ordito di uno scritto scolastico, come nel caso del ragazzino che ha scritto “si preoccupa un cifrone” o della ragazzina che per due volte ha scritto “a una certa” (e qui, il povero Elvio ha dovuto cercare in Internet per esser… certo di aver compreso il senso). Ma ora è pomeriggio, e la correzione viene sospesa in onore di un poco di riposo. Il professore leggiucchia e si assopisce. Prima di perdersi nel sonno, ha ragionato sui regali di Natale. Da che è solo al mondo, non ne ha più acquistati. Quest’anno, però, ci sarebbe Eltaf, lo studente afgano cui da qualche tempo sta insegnando italiano.