L’Atalanta e la Juve, noi e «loro»: due mondi troppo diversi per potersi capire. Lo scritto di Ombra

storia.

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“C ome la Juve, voi siete come la Juve”. Un coro che risuona in tutti gli stadi d’Italia, a prescindere dalla categoria e dagli avversari, non appena la squadra ospite sembra godere di un aiuto secondo parametri chiaramente scorretti. Serve altro per mostrare il distacco che esiste tra Noi e Loro? Dove Noi siamo l’Atalanta e praticamente il resto dello stivale pallonaro e Loro, soli soletti, la Juventus Football Club. Il calcio è irrazionalità, impulso, passione, emotività, per qualche sprazzo anche arte. Tutti i sentimenti inglobati dentro uno stadio sono da prendere con le molle, partoriti da una sospensione del giudizio oggettivo e influenzati dall’allentamento dei freni inibitori che, chissà perché, una partita di pallone si sente libera di concedere. Ma la differenza tra Noi e Loro va oltre. Piuttosto che legata alla fede calcistica, la discrepanza è umana, naturale, intrinseca. In un mondo utopico e astratto, essere come la Juve dovrebbe coincidere col massimo complimento. Un attestato di stima e gratificazione: come altro interpretare la similitudine con la società calcistica nostrana che ha conquistato, senza elencare i trofei internazionali, 9 Supercoppe italiane, 14 Coppa Italia e 34, 35 o forse 36 Scudetti? Già. 34, 35 o forse 36.