L’Atalanta e la Superlega, il mondo stravolto di Caudano: dalla gioia per la vittoria alla rabbia per il «tradimento»

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C arlo Nesti. Caudano lo sa. Come sa che quel verso è di Catullo e quell’altro è di Virgilio. Che quella battuta sta nella Mandragola di Machiavelli e quell’altra sta nelle Smanie per la villeggiatura di Goldoni. Mentalità di filologo. Assegnare a ciascun autore il suo. Il mondo, secondo lui, lo si salva anche così: non facendo confusioni. E quel giorno, da Torino, per “Novantesimo minuto” parlava Carlo Nesti. E del centravanti nerazzurro che approfittava di un equivoco fra due difensori juventini e andava in porta, a segnare il definitivo 0-1, disse: “Si ostacolano Bruno e Tricella, ed Evair ascende al paradiso degli umili”. Lo sa a memoria, il tenero Elvio. Lo ha imparato da Youtube. Quella, la vittoria che gli sia più cara, sulla Juventus. L’ultima in casa, però, era stata con la rete di Ventola in contropiede. Lorenzi e Ventola. Lì, la memoria del professor Caudano non rimanda frasi o voci, ma un ambiente: non aveva ancora la possibilità di vedere le partite sul televisore di casa, e andò in un bar piuttosto sordido della periferia, volutamente lontano da casa e da scuola. Ricorda ancora gli sberleffi tra i tifosi presenti: due anziani sdentati, un romanista e un milanista, che cantavano al titolare del locale, juventino e basito dietro al bancone, un “Bisogna saper perdere / non sempre si può vincere / e allora cosa vuoi?” ripescato dal repertorio canzonettistico della loro giovinezza e corredato nel finale dall’esibizione del gesto che, mirabilmente, l’ingegner Gadda così descrive, assegnandolo a Ciccio Ingravallo: “Raccolte a tulipano le cinque dita della mano destra, altalenò quel fiore nella ipotiposi digito-interrogativa tanto in uso presso gli Apuli”. Domenica, la vittoria in casa dopo vent’anni ha avuto un gusto meraviglioso. Vittoria non nascosta nelle pieghe di un anno anonimo, ma vittoria a fine stagione con sorpasso per la lotta Champions. Significativa, pesante, piena di valore per la classifica. E vittoria sudata, alla fine di un match teso, duro, spigoloso. Vittoria legittima, frutto anche di cambi coraggiosi, tesi a strapparla. Al goal, il professor Caudano è balzato dal divano, ha accennato un goffo girotondo da personaggio di Sciascia e ha levato le braccia al cielo. Poi, è stata la sua tipica domenica da impresa: ha guardato fino allo stremo interviste, commenti, highlights; ha sbirciato le altre partite (Roma e Napoli) e infine si è disposto ad ascoltare gli sdottoramenti serali dei critici più autorevoli, mentre finiva di riguardare le lezioni del lunedì, Saba, Tacito, la costruzione impersonale di videor. Quando però… Quando però è esplosa la bomba.