L’Atalanta e quei due colpi al cuore del prof. Caudano. Poi, la scuola: stavolta non porta dispiaceri, ma grande bellezza

storia.

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U na scudisciata. Niente altro, quel tiro finale di un turno di Coppa Italia che già aveva riservato due rigori contro e due pali colpiti. Una scudisciata come certi dolori di schiena che ogni tanto colgono il professor Caudano quando deve alzarsi dalla sedia dietro la cattedra, e che neppure si perita di dissimulare per sembrare più giovane di quel che non sia al suo comunque troppo giovane uditorio. Una scudisciata come il contropiede del Cagliari. Settimana dannata. “Solo che almeno là eravamo noi in inferiorità numerica. Con la Fiorentina, lo erano loro”… Così pensa il buon Elvio entrando venerdì mattina al “Leonardo da Vinci”. E, poi, mentre sta per entrare in classe, prova a consolarsi rimuginando che il demiurgo (Gasperini) in fondo ha già iniziato a ridisegnare la sua squadra, a rimontare il suo giocattolo. Come fece lo scorso anno dopo aver perduto il Papu. Come farà anche adesso, con le nuove armi a disposizione, e con quelle rimaste, visto che oltre al Papu non ha più neppure Ilicic né Zapata. Lo immagina condottiero, ancora, dei nuovi soldati guadagnati alla causa. E per i quali, vuol credere, modellerà il gioco giusto. Poi, svolge la sua ora in prima.