L’Atalanta, il prof. Caudano e quel velo di tristezza anche per Kharkiv: città di un trionfo, ora macerie di una guerra

storia.

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L unedì mattina. Annarita ferma Caudano. Caudano è stanco. Ha passato la domenica a correggere temi di quinta. Ventisette temi e una sola gemma, al ventisettesimo. Inattesa, da Maria, una ragazzina piuttosto fragile in tutte le materie. L’unica a sfruttare davvero uno spunto offerto dall’analisi del testo e a osare un acuto confronto fra la nebbia di un componimento di Pascoli e la celeberrima siepe recanatese di Leopardi: Pascoli chiede alla nebbia di proteggerlo dal mondo, di fermare il suo sguardo sul muro di cinta dell’orto di casa e di fargli così da barriera contro le “cose lontane” che vorrebbero da lui lo slancio ad “andare” e ad “amare”; Leopardi sa andare oltre la siepe e “fingersi” nel pensiero “interminati spazi” e “sovrumani silenzi” fino a naufragare nell’immensità dell’infinito. Fulminante la chiosa di Maria: “Ma Leopardi soffriva di un limite fisico e aveva un’anima innamorata della vita; Pascoli era fisicamente sano ma aveva un’anima ferita in origine dalla perdita del padre assassinato quando lui era dodicenne, e non c’è confronto. Chi conosce presto e così brutalmente il dolore dello spirito, poi, anziché vivere, cerca riparo dalla vita, e, insieme, dalla morte”. Elvio ha letto e ha sentito stringerglisi il cuore. Si è subito chiesto se Maria, dietro la sua aria sempre un pro’ svagata e malinconica, non celi qualcosa di simile: una prematura esperienza del male, e irredimibile. “Quanto poco li conosciamo, i ragazzi che abbiamo davanti tutte le mattine…”, ha concluso. Lo 0-0 ingrippato contro il Genoa non ha contribuito a rasserenarlo. Aveva terminato di correggere alle sei meno dieci per gustarsi la partita in pace. Ma la pace non l’ha poi trovata.