L’Atalanta, la Sampdoria e quel rigore che fece litigare Morfeo (che l’ha segnato) e Inzaghi (che lo voleva tirare)

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T re volte 11 metri. Tre rigori che hanno segnato, nel bene e nel male, il giocatore con maggior talento mai uscito da Zingonia negli ultimi 30 anni, quelli della banda Favini. Peccato solo che Domenico Morfeo insieme al genio avesse una dose di sregolatezza superiore alla media, capace di mettere in ombra una tecnica assolutamente eccezionale. «A volte è talmente avanti che fa cose che i suoi compagni non capiscono» arriva a dire una volta Favini che considera quel ragazzo abruzzese un predestinato, con qualche ma di troppo: «Il miglior talento che io abbia mai visto è stato sicuramente Domenico Morfeo. Dava del tu al pallone con disarmante naturalezza. Ma il talento devi coltivarlo giorno per giorno, con il sacrificio, il lavoro, l’allenamento, gli esercizi eseguiti una, dieci, cinquanta volte» spiega in una delle sue ultime interviste. Il primo rigore «pesante» della sua storia Morfeo lo tira a Barcellona il 31 maggio del 1996. Indossa la maglia azzurra dell’under 21. Nell’Atalanta ha esordito tre anni prima nella disgraziata stagione della retrocessione in B e del termine del Percassi I. Dopo averne presi 5 a Lecce (primo tempo 1-0 per l’Atalanta) Guidolin viene esonerato e sulla panchina nerazzurra ecco Prandelli affiancato da Valdinoci per problemi di patentino. Il mister arriva dalla Primavera che pochi mesi prima ha vinto sia il campionato che il Viareggio, una nidiata di potenziali star: Foglio, Pavan, Tacchinardi, Pisani, Viali, Locatelli e Morfeo, appunto. Nell’ultima partita del 1993 Prandelli lo manda in campo al 68° al posto di Rambaudi nel vittorioso match casalingo con il Genoa, una delle sole 5 gioie del torneo. A fine stagione le presenze saranno 9 e 3 le reti: una doppietta nella rocambolesca sconfitta in casa 3-4 col Lecce e una nel pari interno 1-1 col Napoli.