L’Atalanta, il Monza e quel terribile giorno datato 1980: Massaro e Monelli anticipano l’incubo della C

storia. La storia di Dino Nikpalj

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L e cronache narrano che il pezzo prezioso di quella coppia di giovani del Monza fosse Paolo Monelli, centravanti vecchio stampo. Daniele Massaro era invece stato messo nel pacchetto quasi a mo’ di offerta speciale, del tipo paghi (tanto) uno e prendi due. In realtà Tito Corsi, direttore sportivo della Fiorentina a inizio anni ’80, rivelò qualche tempo dopo che “li volevamo tutti e due, incontrammo il Monza per acquistare sia Massaro che Monelli e il prezzo fissato ci parve adeguato: 3 miliardi”. Dal lato del venditore c’era nientemeno che Adriano Galliani, da poco tornato nei quadri dirigenziali brianzoli dopo i trionfi berlusconiani con il Milan, che nel suo libro-autobiografica precisa ulteriormente la cosa: “Abbiamo in squadra due gioielli, il centravanti Paolo Monelli e il centrocampista Daniele Massaro. Tutti considerano Monelli il vero crack perché segna un sacco di gol, noi invece pensiamo il contrario, perciò cediamo tutto il centravanti ai viola e ci teniamo la metà di Daniele che disputa un’eccellente stagione ed entra tra i 23 campioni del mondo di Enzo Bearzot”. Nell’estate 1982. “A quel punto cediamo al conte Flavio Pontello anche la seconda metà di Massaro e mettiamo a posto i conti del Monza”. Massaro-Monelli, rispettivamente classe 1961 e 1963. Quando il 14 dicembre del 1980 il Monza arriva a Bergamo per la giornata numero 14 di una stagione che si rivelerà tragica sia per l’Atalanta che per i brianzoli, i due messi insieme fanno 36 anni. Eppure il pubblico li conosce già: pochi mesi prima, ad aprile, erano già titolari del Monza guidato da Alfredo Magni crollato 3-1 al Comunale sotto i colpi di “Gusto” Scala (doppietta) e Salvatore Garritano alla sua ultima rete in maglia nerazzurra, 10 in due stagioni, non tantissime. Monelli aveva anche segnato la rete del momentaneo pareggio, poi l’Atalanta aveva messo la freccia e i brianzoli imboccato la strada che per l’ennesima volta li porta a un epilogo visto e rivisto, ovvero la promozione in A sfuggita a tanto così dalla fine.