A nche quella domenica con il Bologna si giocava alle 12,30 e L’Eco di Bergamo non aveva usato tanti giri di parole nel titolo di apertura della pagina sportiva: “Atalanta, oggi vietato sbagliare”. Nove anni e una ventina di giorni dopo (si era giocato il 20 marzo 2016) siamo ancora a quel punto, passi falsi non se ne possono più fare. E’ l’obiettivo però a essere cambiato, radicalmente e per entrambe le squadre: quella volta c’era in palio la salvezza, stavolta la Champions. Oddio, in realtà classifica alla mano i felsinei non rischiavano granché: 36 punti, 6 in più dell’Atalanta e distanti addirittura 10 dal terzultimo posto occupato dal Frosinone. L’Atalanta invece era avanti solo di 4 punti dalla zona caldissima, decisamente pochini, ma soprattutto non vinceva da qualcosa come 14 partite di fila, senza distinzione tra casa (dove in questa stagione non si vince dal match del 22 dicembre con l’Empoli) e trasferta. Gli ultimi tre punti in quell’occasione c’erano stati con il Palermo di Ballardini il 6 dicembre 2015, un rotondo 3-0 con reti di Denis, Cherubini e il primo sigillo in nerazzurro di un giovane e abbastanza sconosciuto olandese pescato dall’altrettanto sconosciuto Heerenveen: Marten de Roon. La partita è però forse passata alla storia per l’espulsione lampo di Migliaccio, entrato al 31° della ripresa al posto di Kurtic e durato una manciata di secondi, il tempo di un’entrata a martello sul rosanero Gonzalez mentre la Nord non aveva ancora finito di cantare il classico “ohi ohi ohi picchia per noi…”. Detto, fatto. Da quella domenica di dicembre in poi solo 8 sconfitte e 6 punti frutto di altrettanti pareggi, equamente divisi tra casa e trasferta. Decisamente poco per la squadra di Edy Reja, subentrato in corsa la stagione precedente a Coloantuono e riconfermato dopo aver conquistato una permanenza in A un filo tirata. Insomma, per farla breve, se non la salvezza (Frosinone, Carpi e Verona erano oggettivamente di livello inferiore e difatti retrocederanno tutte e tre) almeno un pizzico di tranquillità passava dall’esito di quel match con il Bologna. Allenato da un pezzo di storia nerazzurra, Roberto Donadoni, e con qualche ex in campo come Brighi, Brienza (che ci aveva pure castigati nel 3-0 dell’andata), Acquafresca e Floccari.