L’Atalanta ritrova Palomino: l’incubo doping, il coraggio di quel «no», la vittoria sui sospetti. Suerte, hombre vertical

scheda.

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I l calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti. Anche noi appassionati dobbiamo avere la forza di ricordarcelo, nel momento in cui facciamo ruotare imperativi, assiomi e universali attorno a un pallone che rotola su un rettangolo verde. Pagelle, rigori, VAR, papere, dribbling ed esultanze. Tanto eccitante quanto ineffabile. Per noi, semplici tifosi. Per qualcuno, invece, è di più. Per qualcuno è un lavoro che determina una pressione psicologica e un’esposizione pubblica con pochi eguali. Differenze tra noi e loro? Poche. Saranno un po’ più grossi, un po’ più giovani, al più due piedi o due polmoni particolarmente dotati. Però, alla fin fine, sono come noi. Esseri umani. Esseri umani, non macchine o automi. Persone che, in quanto tali, sono soggette a sciocchezze, peccati, disattenzioni. Su un campo da calcio come nel bagno di casa. Non divinità imperturbabili e distaccate dagli inciampi degli individui che popolano questo geoide che stiamo lentamente condannando all’invivibilità. Quando si parla di calciatori, allenatori, fisioterapisti, ci si dimentica quasi sempre che si parla, innanzitutto e soprattutto, di uomini. Hombre vertical è espressione argentina, ormai assorbita dal gergo sportivo e popolare italiano. Non è semplicemente l’essere tutto d’un pezzo, con la schiena dritta. È il sostenere la propria visione del mondo scevro dai compromessi.