L’Atalanta e il Sassuolo, mille incroci, tanti significati. Il più profondo? La ripartenza dopo lo choc da lockdown

storia. La storia di Dino Nikpalj

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L a prima volta era stata in Coppa Italia, poco dopo Ferragosto 2006. Il Sassuolo era solo una simpatica squadra fresca di promozione in serie C1 guidata da Gian Marco Remondina, bresciano di Rovato ma vecchia conoscenza del calcio bergamasco con trascorsi nella Romanese e nella Virescit, quella vera, quella di Boccaleone. In Emilia c’era finito dopo aver portato in C2 la Canzese, squadra di un paese di 5.000 abitanti in provincia di Como. Peccato che lo stadio non fosse omologato per la categoria e che quindi in C2 la squadra non l’avrebbe vista mai: anzi, si scioglierà proprio e così Remondina accetta l’invito di Nereo Bonato, suo ex compagno di squadra nel Brescello, di guidare i neroverdi emiliani dove fa il direttore sportivo. Remondina si conferma un esperto di promozioni e conduce il Sassuolo per la prima volta nella storia in C1 conquistando un secondo posto dietro la Cavese e battendo poi il Sansovino nella finale playoff. Un risultato che proietta gli emiliani non solo nella terza serie, ma pure nella Coppa Italia dei grandi. Dall’urna esce il nome dell’Atalanta, ma c’è un problema, lo stadio “Ricci” non è a norma e quindi bisogna trovare una soluzione: Modena e altri stadi non sono disponibili e così si opta per l’inversione di campo, si gioca a Bergamo.