L’Atalanta torna al «Castellani». Ecco la storia del bomber che diede il nome allo stadio di Empoli: morì a Mauthausen

storia.

Lettura 4 min.

E’ una di quelle storie poco conosciute, tragiche nella loro bellezza. L’Atalanta gioca ad Empoli, trasferta passata alla storia per la famosa partita del 1982 in C1 giocata nel campo sussidiario (buono manco per coltivare le patate) causa presenza di “gasteropodi terrestri polmonati”: leggi lumache o roba simile che banchettavano su quello principale, intitolato a Carlo Castellani fin dall’inaugurazione del 1965. Ma anche il vecchio terreno di gioco costruito nel 1936 con il nome di “Littorio” e dedicato poi al gerarca fascista Franco Martelli a II Guerra Mondiale terminata viene subito dedicato a Castellani, una figura fondamentale per lo sport italiano: è il solo calciatore morto in un campo di concentramento al quale sia stato dedicato uno stadio. Castellani nasce nel 1909 a Fibbiana, frazione di Montelupo Fiorentino a una manciata di chilometri da Empoli: i primi calci li tira con la formazione azzurra, gioca in attacco e vede la porta come pochi. Dal 1926 al 1930 realizza qualcosa come 49 reti in 77 partite giocando tra Seconda e Prima divisione, grosso modo le attuali serie D e C. Il 6 gennaio del 1929 infila per 5 volte il portiere del malcapitato San Giorgio Pistoia: nello stesso anno realizza anche due triplette e chiude con 22 goal in 22 partite. Nel 1930 fa il grande salto direttamente in serie A, con la maglia del Livorno. In tre stagioni realizza solo 3 reti e in quella 1931-32 incrocia due volte l’Atalanta nei cadetti: in Toscana finisce 2-0 per i padroni di casa, a Bergamo a reti inviolate.