L’Atalanta torna in campo e Caudano intervista Caudano. Il senso dell’estate, questo strano mercato, il caso Papu-Gasp

storia.

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“C he cos’è l’estate?”. “Che cos’è la mia estate?”, si chiede il professor Caudano. E si risponde che è una parentesi, una manciata di settimane fra un campionato e l’altro, fra un anno scolastico e l’altro. Intanto, sistema il chinotto fresco sul tavolino vicino alla poltrona. Guarderà un film su Antonia Pozzi, la sventurata poetessa lombarda autrice di versi bellissimi che ha letto per tutto agosto. Intanto, il cellulare, come una notizia sugli indisponibili, lo riporta a Torino-Atalanta che su quello stesso schermo andrà in onda di lì a ventiquattr’ore. “Lo scorso anno era la seconda, ma finì per essere giocata per prima, si vinse facile e portò bene…”, rimugina fra sé per scaramanzia il buon Elvio. Il volume è basso. La seconda parte del telegiornale (piccoli episodi edificanti, vacanzieri intervistati, dove sono a riposarsi i vincitori delle medaglie olimpiche) lo annoia a morte. Se volesse essere spietato, direbbe che anche il calcio a volte lo annoia. “Perché vorrebbero farcene vedere troppo, ce ne propinano troppo”, si giustifica. Divagazione da letterato: “Propinare, infatti, etimologicamente significa «dar da bere». Vorrebbero darcela da bere, che la vita è solo calcio, o quasi”. “Già, che cos’è la vita? La tua vita… Qualcosa come la tua estate?”. Il professor Caudano lo sa, quando gli sorgono domande moleste gli riesce dura liquidarle svicolando, evitando di rispondere. Il film si fa attendere e i punti di domanda sono lì, a pungerlo.