L’Atalanta, il Verona e quei puntini uniti dalla storia (e dai gol) di Marco Pacione: un bomber tutto da leggere

storia.

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B isognava chiudere un cerchio, già che c’era anche due. Anche se quello nerazzurro aveva riservato a Marco Pacione da Cepagatti (10mila abitanti in provincia di Pescara) solo tante soddisfazioni e persino la cessione alla Juventus, dove però le cose non erano andate male, ma malissimo. Ecco, era quello il cerchio da chiudere, non con l’Atalanta, ma in quel febbraio 1989 il bomber abruzzese decide di fare un conto unico e punire due ex di fila.

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Un passo indietro, alla stagione 1982-83, con i nerazzurri nelle insolite vesti di neopromossi in B: in panchina c’è Ottavio Bianchi, carattere freddino ma che di calcio capisce come pochi. Se la stagione dopo ci pensa sor Nedo Sonetti da Piombino a (ri)portare l’Atalanta in A è proprio in quel campionato apparentemente di transizione che vengono messe le basi della promozione. Magrin che non dimostra affatto di soffrire il salto di categoria, Magnocavallo che butta in campo tutta la propria esperienza, il roccioso Rossi, l’ordinato Perico e i giovani: il primo sul quale Bianchi punta senza se e senza ma è Roberto Donadoni, talento mostruoso e cristallino che in quella stagione in B fa capire che i numeri ci sono, anche se non scalda tantissimo i cuori dei tifosi come invece accade nelle due dopo. La penultima partita casalinga, a salvezza tranquillamente raggiunta, è con il Palermo di Mimmo Renna: il numero 7 rosanero è un 25enne piemontese di scuola Juve, Gian Piero Gasperini. Gioca poco meno di 70 minuti per venire poi sostituito da Sauro Fattori che nel mercato autunnale del campionato successivo arriva in neroazzurro e si rivela decisivo per la promozione in A. Donadoni gioca anche di meno, all’intervallo Bianchi lo lascia negli spogliatoi e mette in campo Domenico Moro detto “Moretto”, l’autore della rete promozione al Mantova in C1: a metà della ripresa è lui a segnare il 2-0. Dalla Nord si alza un tifoso e (testuale) urla: “Bianchi, non capisci niente: questo farà strada, mica quel Donadoni…”. Ipse dixit. L’altro giovane in rampa di lancio è proprio Pacione, magro ma fisico da granatiere, bravo con i piedi e ancora meglio di testa: gli scout nerazzurri l’hanno scovato in una squadretta abruzzese e se lo sono portati di corsa a Bergamo.